La missione STS-107 Columbia fu lanciata il 16 gennaio 2003, alle 10:39 EST.
La missione si era svolta senza particolari problemi, fino a poco prima della fase di rientro, previsto appunto per il 1 febbraio.
L’equipaggio non atterrò mai. 16 minuti prima del touchdown il Columbia si era disintegrato in quasi 85.000 detriti.
Un’indagine di sette mesi portò al ritrovamento di circa il 38 per cento della navetta Columbia.
Le cause del disastro sono da attribuirsi ad un evento occorso durante il decollo dello Space Shuttle, quando un pezzo d’isolante staccandosi dal serbatoio centrale esterno si andò a schiantare contro il bordo dell’ala sinistra dell’orbiter, provocando una piccola falla che si sarebbe rivelata fatale proprio durante il rientro, quando le alte temperature generate dall’attrito con l’atmosfera avrebbero divorato la navetta e il suo equipaggio, trasformando l’intero shuttle in una massa informe di fuoco e detriti.
—Columbia Accident Investigation Board Report
E così, quando lo spettro del Challenger sembrava ormai un brutto ricordo, la NASA e l’esplorazione spaziale, si dovettero nuovamente misurare con la loro stessa presunzione di poter avere sempre tutto sotto controllo o dare “alcune cose” per scontato.
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