Enrico Bianchi

Come faccio a non dire due parole, proprio io che in ottobre sono davvero nato?
Paolo è uno dei miei migliori amici di sempre, fin da quando -alle medie- ci “palleggiavamo” la stima del prof. di scienze (lo Stecchini: un mito!), io a colpi di fisica e lui di chimica. Io smontavo televisori e lui mescolava sostanze strane ed inquietanti.
E proprio dal prof di scienze venne piantato il primo seme, quando ci regalò un libro di razzimodellismo, e qualche piccolo ingranaggio cominciò a girare nella testa di Paolo…..

Poi arrivarono le superiori: io mi sono buttato nell’informatica, Paolo invece ha intrapreso un tortuosa strada che lo ha portato a contatto, oltre che con la chimica, con l’elettronica.
Insomma, ci siamo un po’ persi di vista (mai del tutto), incrociandoci una volta ogni tanto.
Finché nel 1996 mi contatta per spiegarmi quella che mi sembrava un’idea folle. In poche parole: aveva bisogno di qualcuno che conoscesse bene l’informatica e i computers (a quell’epoca studiavo Ingegneria Informatica) per buttare giù un programmino in grado di calcolare i parametri di volo di un razzo totalmente progettato ed autocostruito!

Così comincia la storia del T75, di cui potrete leggere a volontà nella sezione dedicata…
Da quel momento ho partecipato ai vari lanci del T75 e agli altri avvenimenti (come il MIR 2000 e 2001), quando come fotografo, quando come cameraman, e comunque dando una mano come potevo.
Vi ricordate quella parabola dell’ape? Stando a quel che dicono gli scienziati, non potrebbe volare perché il suo corpo, il suo peso, la dimensione e la forma delle sue ali la rendono non adatta al volo: beh, l’ape non solo vola, ma fa pure il miele!

Il T75 è così: alcuni “esperti” (invidiosi!) lo hanno guardato, soppesato e rigirato e hanno deciso che è troppo pesante, instabile, con il centro di spinta (per sapere cos’è chiedete a Paolo) in una posizione troppo lontana da quella ottimale, e con troppi motori (16 raggruppati in 3 cluster + uno centrale): beh, non solo il T75 ha volato, ma è anche in grado di effettuare riprese televisive!
Questo perché Paolo, sebbene ogni tanto dia l’impressione di perdere il contatto con la realtà (diciamocelo: effettivamente è un po’ folle), ha la capacità – e il coraggio – di seguire i propri sogni con la purezza, l’entusiasmo e la caparbietà di un bambino, senza lasciarsi influenzare dalla sfortuna o dai commenti di chi parla e non fa.
Per questo ogni tanto mi lascio volentieri trascinare nei progetti e nelle avventure di questo mio pazzo amico, so che non mi annoierò mai!

Per scoprire nuovi oceani, bisogna avere il coraggio di perdere di vista la riva.